Bio
1975, Milano
L’artista si è laureata all’Accademia
di Belle Arti di Brera a Milano e alla
Städelschule, Staatliche Hochschule
für Bildende Künste, Meisterschülerin
a Francoforte. Crea sculture morbide
e tattili grazie a un’ampia ricerca sulle
tecniche artigianali tradizionali e alla
sperimentazione sui materiali. La
sua pratica si concentra sui materiali
naturali e definisce il suo lavoro con
l’espressione “vedere con le mani”,
riflettendo il suo modo di entrare in
contatto con diversi tessuti e di trasformarli
in sculture uniche. La ricerca
di Anziché è strettamente legata alle
residenze realizzate a diretto contatto
con luoghi e comunità.
Tra le più recenti si citano quelle
presso: Loro Piana Artist-in-Residence
at Tashkeel, Dubai, (2022); New Roots
Foundation, Antigua, (2021); Temporars
at Muzeum Susch, Susch,(2019);
Kiosko Galería, Santa Cruz de la
Sierra, Bolivia, (2017); HIAP Residency
Program, Helsinki, (2015); SYB Artist
Residency, Beetsterzwaag; Capacete,
Artist Residency, Rio de Janeiro, San
Paolo; Pact Zollverein Zentrum, Essen,
(2012); Centre international d’accueil
et d’échanges des Récollets, Dena
Foundation, Parigi, France, (2008).
Tra le mostre personali recenti: La terra
suona, Quartz Studio, Torino, (2022);
La pratica del Bianco, Palazzo Ferrero,
Fatti ad Arte, Biella, (2021); Residencias
Open day, Galería Kiosko, Santa
Cruz de la Sierra, Bolivia, (2017); The
Fibers of Baku, a Portrait of the City,
Kichik QalArt gallery, Yarat, Baku,
(2015); Vitrine 270° — Paola Anziché,
GAM, Torino, (2013); Greater Torino,
Paola Anziché – Paolo Piscitelli, Fondazione
Sandretto Re Rebaudengo,
Torino, (2010).
Tra le mostre collettive recenti: Oltre il
giardino, l’abbecedario di Paolo Pejrone,
Fondazione Cosso, Castello di Miradolo,
Pinerolo, (2022); Living room, A
space to live in a time of change, Art.ur,
Cuneo, (2021); Sustainability Thinking,
Museo Salvatore Ferragamo, Firenze,
(2021); Entangled: Threads & Making,
Turner Contemporary, Margate; W.
Women in Italian Design, XXI Esposizione
Internazionale, La Triennale,
Milano, (2016).
1988, Laudun
Attraverso un dialogo con i luoghi selvaggi
e il corpo, Ruben Brulat indaga
la relazione con il nostro sé organico,
utilizzando l’universo delle interazioni.
Un dialogo per entrare in risonanza con
i luoghi che si trovano camminando,
nei quali l’artista cerca di raggiungere
il punto di comunione tra umani e non
umani.
Tra le mostre personali recenti: Commencements,
Estart gallery, Pietrasanta,
(2015); Paths, Theatre de National
Toulouse / Galerie Pinxit, Tolosa, (2014);
Sharing Paths, Espacio Valverde Gallery,
Madrid; Sharing Paths, Urban
Spree Gallery, Berlino, (2013); Immaculate
and Primates, Confluence Gallery,
Nantes, (2011); Immaculate and
Primates, Schierke Space, Monaco;
Immaculate and Primates, G3 Gallery,
Amburgo; At the edge of Brink, Immaculate
and Primates, Galerie Chambre
avec vues, Parigi, (2010).
Tra le mostre
collettive: Forces of Nature, Art Pavillon,
Londra; This is not a curated exhibition,
Galleria Ramo, Lugano, (2017);
Commencements and various paintings,
Saatchi Gallery, Londra, (2016);
Paths, Ncontemporary, Londra; Commencements,
Lamb Arts gallery,
Londra, (2015); Paths, Galerie Le LAB,
Parigi; Paths, Dakar Biennale, (2014);
Paths, Ermanno Tedeschi Gallery,
Tel-Aviv, (2014); Primates, Souvenir
From earth TV (slideshow), Palais de
Tokyo, Parigi; Primates, Librairie de la
Galerie, Parigi; Primates, The LAB, Los
Angeles, (2010).
1974, Pechino
Zheng Bo è un’artista ecoqueer di
etnia Bai. Attraverso il disegno, la
danza e il cinema, Zheng Bo coltiva
relazioni intime con le piante. Queste
relazioni sono estetiche, erotiche e politiche.
Per lui, l’arte non nasce dalla
creatività umana, ma da una vitalità
più che umana.
Zheng Bo è cresciuto a Pechino e
ora vive a Lantau Island, Hong Kong.
Guidato dalla saggezza taoista, coltiva
giardini di erbacce, slogan viventi,
film ecoqueer e laboratori ecosocialisti.
Questi progetti diversi, vivi e intrecciati,
costituiscono un giardino in
cui collabora con pensatori e attivisti
umani e non umani. La sua pratica
artistica ecologica contribuisce a
un’emergente indigeneità planetaria.
Zheng Bo ha studiato con Douglas
Crimp e ha conseguito il dottorato di
ricerca presso il Graduate Program in
Visual & Cultural Studies dell’Università
di Rochester. Ha insegnato alla
China Academy of Art dal 2010 al 2013
e attualmente insegna alla School of
Creative Media della City University
di Hong Kong, dove dirige il Wanwu
Practice Group.
Nel 2022 ha presentato il film di danza
nella foresta intitolato Le Sacre du
printemps (Tandvärkstallen) nell’ambito
della 59+ Esposizione Internazionale
d’Arte La Biennale di Venezia.
Nel 2021 ha messo in scena Wanwu
Council al Gropius Bau di Berlino e
Life is hard. Perché la rendiamo così
facile? alla Kadoorie Farm and Botanic
Garden di Hong Kong. Ha partecipato
alla Biennale di Sydney, (2022), alla
Biennale di Liverpool, (2021), alla
Triennale di Yokohama (2020), a Manifesta
(2018), alla Biennale di Taipei,
(2018) e alla Biennale di Shanghai,
(2016).
Le sue opere sono presenti nelle collezioni
di tutto il mondo, dalla Power
Station of Art di Shanghai, all’Hong
Kong Museum of Art, dal Singapore
Art Museum all’Hammer Museum
di Los Angeles, alla Tate Modern d
Londra.
1966, Avezzano
Il suo lavoro trae ispirazione dal cosmo
e dagli elementi che compongono il
mondo della natura. Tra arte, scienza
e spiritualità, la sua pittura indaga
reazioni chimiche, fusioni minerarie,
atomi e il sistema neuronale in relazione
con il mondo dell’astrofisica.
Forme astratte e organiche che girano
e vibrano sulle tele in colori brillanti e
puri, creando contrasti e scale armoniche
sorprendenti che coinvolgono
lo spettatore in visioni cinetiche extrasensoriali.
Tra le mostre personali recenti: Illuminazione,
StudioDFB, Roma, (2022);
From wall to wall, Corte Aprile-Traversa,
Muro Leccese, Lecce; Cosmic
Dance. Cosmologia pittorica nella
danza della vita, StudioDFB, Roma,
(2021), Paesaggi di una materia invisibile,
Luca Tommasi Arte Contemporanea,
Milano, (2020); Tutundjian/Di Fabio, Fondazione Bullukian, Lione,
(2019); Visto da qui_Alberto Di Fabio,
Galleria Umberto Di Marino, Napoli,
(2019); Alberto Di Fabio, Scuderie
Ducali di Palazzo Acquaviva, Atri,
(2018); Oltre ragionevole dubbio,
Reale Accademia Di Spagna, Roma,
(2017); Cosmic Gate, Palazzo dei
Diamanti, Castello Sforzesco, Porta
degli Angeli, Ferrara, (2016); CosmicaMente,
Macro, Museo d’Arte Contemporanea
di Roma, Roma, (2016);
GeograficaMente, Museo d’Arte
Moderna e Contemporanea di Trento
e Rovereto, Rovereto, (2015); Dialogues,
Estorick Collection of modern
italian art, London, (2013); Realtà
Parallele, Galleria Nazionale d’Arte
Moderna, Roma, (2012);
Alberto Di Fabio, Gagosian Gallery,
Atene; Gardens of the Mind, Galleria
Umberto Di Marino, Napoli, (2011);
Alberto Di Fabio, Gagosian Gallery,
New York, (2010).
1978, Silandro
Si è laureato all’Akademie der Künste
München e all’Accademia di Belle Arti
di Bologna nel 2004.
Sottile e ricca di sfumature, l’arte di
Michael Fliri si colloca alle soglie tra
performance, scultura, fotografia e
video. Nella sua pratica, che non può
essere riassunta in un’unica voce,
l’artista indaga concetti come metamorfosi,
mutazione e travestimento: i
protagonisti delle sue opere – spesso
lo stesso Fliri – subiscono continuamente
un processo di trasformazione.
Le azioni di Fliri permettono di costruire
una realtà sospesa, immagini dense
e poetiche, enigmatiche e sognanti,
rendono conto del flusso continuo e
mutevole a cui tutto è inevitabilmente
attratto, ma prima di tutto raggiungono
ognuno di noi nel nostro personale
desiderio di metamorfosi.
Tra le mostre personali recenti: Michael
Fliri: Project room,
Galerie Italienne, Parigi, (2022); La luz
nunca ve una sombra, Istituto Italiano
di Cultura, Madrid, (2021); Michael
Fliri-AniManiMism, Galleria Raffaella
Cortese, Milano; Michael Fliri. The
light never sees a shadow, RLB Atelier
Lienz, (2018); Replace me as the
substitute, De Garage-Cultuurcentrum
Mechelen; Come out and play with
me (performance), Centro per l’arte
contemporanea Luigi Pecci, Prato,
(2017); Becomings, Wendy Norris, San
Francisco, (2016); Where do I end and
the world begins, Zeppelin Museum,
Friedrichshafen (2015); Meteorite in
Giardino 7, Fondazione Merz, (2014).
Tra le mostre collettive recenti: The
Circus We Are!, Belgian Gallery,
Namur, (2022); VITA NOVA. Arte in
Italia alla luce del nuovo millennio,
100 Artisti, 100 Opere, Villa d’Este,
Tivoli, (2021); Unlearning categories,
Museion, Bolzano; KOPFhoch, Kunst
Meran/Merano Arte, Meran; The
Clown Spirit, De Rossaert, Antwerp,
(2020); No New Idols, Sculpture Quadrennial
Riga, Riga Lettland, (2019); In
Their Eyes..., Museum of Modern and
Contemporary Art of Rijeka, Rijeka,
(2017); The Raft, Mu. ZEE, Belgium
Art Triennial Ostenda, (2017); Avatar
und Atavismus, Kunsthalle Düsseldorf,
Düsseldorf, (2017); Contour7 - Biennial
of Moving Image, Mechelen, (2017) Il
sosia - artists and private collections,
Mart - Museo di arte moderna e contemporanea,
Trento and Rovereto,
(2015); Hors Pistes. Un autre mouvement
des images. Centre Georges
Pompidou, Parigi, (2012).
1983, Trento
La sua ricerca teorica e sul campo si
snoda in contesti archivistici e museali,
dai quali attinge ispirazione con
il fine di valorizzare patrimoni poco
conosciuti. La sua pratica si sviluppa
all’incrocio tra arte visiva e discipline
scientifiche e su come queste ultime
si siano servite del mezzo artistico
per progredire. Attraverso la ricerca
storica e archivistica l’autore tenta di
decostruire la condizione binaria che
separa devianza e normalità, riflettendo
sulle attribuzioni normative di
malattia, emarginazione e categorizzazione
nella società contemporanea. Le
sue opere stimolano un pensiero critico
sul rapporto tra mente e cervello
ponendo questioni su come i processi
funzionali di quest’ultimo interagiscano
con quelli soggettivi della mente, e
indagando come questi atti di pensiero
si sviluppino in comportamenti ritenuti
leciti o proibiti.
Le sue opere sono state esposte
presso: CCCB Centre de Cultura
Contemporània de Barcelona; Fundación
Telefónica in Madrid; MAMbo,
Museo d’Arte Moderna di Bologna,
(2022); Benetton Foundation in Treviso,
(2021); MAMM Multimedia Art
Museum a Mosca; GAM Galleria di
Arte Moderna di Torino; Fondazione
Gschwandner Reaktor in Vienna;
Löwenbraukunst Art Center e schwarzescafé
Luma Westbau in Zurigo;
STATE Experience Science in Berlino;
MARe Museum of Contemporary
Art in Bucarest; Musée d’histoire de
la Médecine a Parigi, (2020); Musée
de Grenoble, (2019); Museo Palazzo
Fortuny di Venezia; MAXXI, Museo nazionale
delle arti del XXI secolo, Roma;
Les Rencontres de la Photographie,
Arles, (2018); Galleria Civica Mart,
Trento, (2014-18); Haus der Kulturen
der Welt di Berlino; Gayté Lyrique di
Parigi; Hunterian Museum di Glasgow,
(2017); 5th Moscow International Biennale,
(2016); de Appel arts centre of
Amsterdam; Foundation Museum Miniscalchi
Erizzo di Verona, (2015); La
Maison Rouge di Parigi, (2014); Mart
- Museo di Arte Moderna e Contemporanea
di Rovereto,(2013); dOCUMENTA
(13), Kassel, (2012).
1983, New York
Lucas Foglia è un fotografo americano
che vive a San Francisco. Il suo lavoro
si occupa principalmente di documentare
le persone e il loro rapporto con la
natura, per cui ha viaggiato molto realizzando
fotografie di paesaggio e ritratti.
Tra le mostre personali recenti: Human
Nature, Photoclimat Biennale, Place
du Palais Royal, Parigi, (2021); Human
Nature, Museum of Contemporary
Photography, Chicago, Illinois; Human
Nature, Headlands Center for the Arts,
Sausalito, California; Frontcountry,
The Nicolaysen Art Museum, Casper,
Wyoming; Human Nature, Foam
Fotografiemuseum Amsterdam,
Amsterdam, (2018); Human Nature,
Fredericks & Freiser Gallery, New York;
Micamera, Milan; Michael Hoppen
Contemporary, Londra, (2017); A
Natural Order, Baumwollspinnerei,
Hall 12, Leipzig; Jeonju International
Photography Festival, Jeonju, South
Korea, (2016); A Natural Order, Galerie
Le Lieu, Lorient; Kyotographie 2015,
Galerie du Jour Agnès B, Kyoto; Frontcountry,
Kunstmuseum Magdeburg,
Magdeburgo, (2015).
Tra le mostre collettive recenti: Shifting
Perspectives, Milwaukee Art Museum,
Milwaukee, Wisconsin; Prison Nation,
Davis Museum, Wellesley College,
Wellesley, Massachusetts; A New Society,
Centre Canadien d’Architecture,
Montreal, (2022); Devour the Land,
Harvard Art Museums, Boston; Contemporary
American Photography,
Jordan National Gallery, Amman,
Jordan; Object Lesson, Philadelphia
Photo Arts Center, Philadelphia; Prix
Pictet: Hope, Gallery of Photography,
Dublin; Shanghai Centre of Photography,
Shanghai, (2021); What Does
Democracy Look Like?, Museum of
Contemporary Photography, Chicago;
On Earth, Foam Fotografiemuseum
Amsterdam, Amsterdam, (2020).
1978, Madrid
Fernando García-Dory è un artista
e agroecologo che vive e lavora tra
Madrid e le montagne del nord della
Spagna. Il suo lavoro si confronta con
la relazione tra cultura e natura, che
si manifesta in molteplici contesti,
dal paesaggio e dal mondo rurale, ai
desideri e alle aspettative in relazione
all’identità, alla crisi, all’utopia e al
cambiamento sociale. Interessato alla
complessità armonica delle forme e
dei processi biologici, il suo lavoro affronta
le connessioni e la cooperazione,
dai microrganismi ai sistemi sociali,
dai linguaggi artistici tradizionali come il
disegno ai progetti agroecologici collaborativi,
alle azioni e alle cooperative.
Tra le mostre recenti: Roundtable:
Reports from New Sweden, Tensta
Museum, Stoccolma, (2013); Confessions
of the Imperfect, Van Abbemuseum,
Eindhoven, (2014); Gwangju
Biennale, Gwangju, (2016); Designed
in California, SF MoMA, San Francisco,
(2018); SALTWATER: A Theory of
Thought Forms, 14th Istanbul Biennial,
Istanbul, (2015); Cosmopolis #2-RURALITÉ
COSMOPOLITE, Centre Pompidou,
Parigi, (2019) and Lumbung,
documenta fifteen, Kassel, (2022).
È anche coordinatore della Confederazione
dei Villaggi, una rete di scambio
internazionale che collega cinque
spazi artistici che lavorano con comunità
rurali in tutta Europa.
1991, Bucarest
Nona Inescu ha completato i suoi studi
presso l’Università Nazionale delle Arti
di Bucarest (Dipartimento di Fotografia
e Video) dopo aver studiato al Chelsea
College of Art & Design di Londra
(2009-2010) e alla Royal Academy of
Fine Arts di Anversa (2010-2011).
Basate su una prospettiva teorica e
letteraria, le sue opere si concentrano
sulla relazione tra il corpo umano
e l’ambiente e sulla ridefinizione di
questo soggetto in chiave post-umana.
Le proprietà mediatrici del corpo
sono rese in diversi modi, proiettando
una traduzione del mondo guidata
dagli affetti, segnalando la sua posizione
di interfaccia tra il sé e la realtà. I
concetti di tempo geologico e la nostra
intensa interrelazione con l’ambiente
circostante compongono un’estetica
di un’unione contemporanea primordiale
in una tecno-sfera organica e
biologica.
Tra le mostre personali recenti: Relics.
Quarries. Reliquaries, Peles Empire,
Berlino, (2022); Waterlily Jaguar,
SpazioA, Pistoia, (2021); Corporealle,
Künstlerhaus Bremen, Brema;
Acumen, Porcino, ChertLüdde, Berlino,
(2019); An animal that was once
thought to be a plant that transformed
into stone, SpazioA, Pistoia, (2018).
Tra le mostre collettive recenti: Plant
Kingdom, Budapest Gallery, Budapest;
Aliens are temporary, Kunstraum
Kreuzberg/Bethanien, Berlino, (2022);
How to Be Together, Art Encounters
Biennial 2021, Art Encounters
Foundation, Timișoara; You Sit in a
Garden, curated by Chris Andrews,
Centre CLARK, Montréal; Critical Distance,
Centre for Curators (CDCC)
Toronto, (2021); Peles Empire, Berlino;
Olev Subbi: Landscape From the
End of Times, Tallinn Art Hall, Tallinn,
(2020); The invisible inhale of an oceanic
carbon breath, Etopia Centro
de Arte y Tecnología, Zaragoza; Mutagenèse,
Maison R&C, Marseille,
(2019); Manufacturing Nature/Naturalizing
The synthetic, Frac des Pays de
la Loire, Carquefou; 10 Years of Love,
SpazioA, Pistoia, (2018).
1986, Bonn
Zora Kreuzer è un’artista della luce con
sede a Berlino.
Nella sua ricerca esplora lo spazio
entrando in dialogo con la specificità
dello spazio architettonico e della
sua illuminazione. Interagendo con
queste condizioni crea ampi interventi
site-specific di luce e colore, alterando
la percezione dello spazio e confondendo
il confine tra arte e architettura.
Il suo lavoro è stato esposto in varie
mostre personali e collettive a livello
nazionale e internazionale, tra cui:
Klocker Museum, Hall in Tirol; PEAC
Museum, Freiburg; Kunsthalle Nürnberg;
Rocket Gallery, Londra; Kunst
Meran Merano Arte, Merano; Museum
Gegenstandsfreier Kunst, Otterndorf;
Fremantle Biennale; Museum de Lakenhal,
Leiden; Perth Institute of Contemporary
Arts e Museum für Konkrete
Kunst Ingolstadt.
Kreuzer è stata insignita di vari premi
e borse di studio, tra cui la Marianne-
Defet-Painting-Scholarship (2024),
lo Stiftung Kunstfonds (2023) e il Kalinowski
Prize (2022).
1983, West Miami
Bianca Lee Vasquez, di origini cubane
ed ecuadoriane, vive e lavora a Parigi.
Il suo approccio multidisciplinare attraversa
performance, fotografia, video,
scultura e installazioni performative
per rivelare interazioni contemplative
tra il corpo umano e il mondo naturale.
Vasquez si approccia alla fotografia
in modo autodidattico, favorendo l’onestà
e la qualità esplorativa di ogni
immagine. Il suo processo è una serie
di interpretazioni casuali che collegano
l’armonia e il divino con il corpo e la
terra. Il suo processo di lavoro è una
sorta di pratica rituale che cerca di
tessere reti tra la rilevanza di queste
esperienze recuperate e la società
moderna. Nel modo di concepire la
composizione delle sue installazioni
e dei suoi interventi, ristabilisce un
legame visivo e sensoriale che rimanda
al nostro istinto primordiale.
Le sue opere sono state esposte in
molte sedi come: Palais de Tokyo,
Parigi; Z42 Arte, Rio de Janeiro; Carré
Latin Festival, Jardins du Palais Royal,
Parigi; Instituto Valenciano de Arte
Moderno, Valencia; Musée National
Eugène-Delacroix, Parigi.
1972, Alessandria
Marzia Migliora è un’artista di base a
Torino. Nella sua ricerca crea opere
che elevano le più semplici attività
umane a momenti in grado di raccontare
stralci di storia collettiva. Le
tematiche ricorrenti nel suo lavoro
sono la memoria come strumento di
articolazione del presente e l’analisi
dell’occupazione lavorativa come
affermazione di partecipazione alla
sfera sociale. In trent’anni di lavoro,
l’artista ha inoltre raccontato le dinamiche
umane che hanno condotto ai
paradossi capitalisti della produzione
industriale come fenomeno estrattivo
e divisivo delle comunità. Negli anni
più recenti le sue opere hanno accolto
una prospettiva multispecie, inclusiva
di prospettive animali e vegetali che
contribuiscono a nuove e necessarie
visioni in tempi di crisi climatica
globale.
Tra le istituzioni che hanno esposto il
lavoro di Marzia Migliora si ricordano:
Tai Kwun Contemporary, Hong Kong;
MAO, Museo d’arte Orientale, Torino;
Radius Center for Contemporary Art
and Ecology, Delft; Dhaka Art Summit,
Dhaka; Museo delle Civiltà, Roma;
Museo d’Arte Contemporanea del
Castello di Rivoli, Rivoli, Torino; Fondazione
Prada, Milano; Fondazione
Merz, Torino; MART - Museo d’arte
moderna e contemporanea di Trento
e Rovereto; MA*GA, Museo arte Gallarate,
Gallarate; Museo Nacional
Centro de Arte Reina Sofia, Madrid;
Padiglione Italia, 56a Esposizione Internazionale
d’Arte, Venezia; Museo
del Novecento, Milano; Fondazione
Sandretto Re Rebaudengo, Torino;
MAMbo, Museo d’Arte Moderna di
Bologna, Bologna; FACT, Foundation
for Art and Creative Technology, Liverpool;
Ca’ Rezzonico, Venezia; Museo
Maxxi, Museo nazionale delle arti
del XXI secolo, Roma; OGR Officine
Grandi Riparazioni, Torino; Carré d’Art,
Nîmes; Serlachius Museum, Mänttä;
Le MAGASIN Centre National d’Art
Contemporain, Grenoble.
L’artista è stata vincitrice di due Italian
Council nel 2009 e nel 2023.
1991, Ravenna
Ha studiato allo IUAV di Venezia e
all’Université Paris 8 – Saint Denis.
Nella sua ricerca porta l’attenzione
alla materia, ai suoi mutamenti vitali,
territorio fisico e metaforico di unione
e scambio. Per affrontare la sostanza
delle cose si serve di uno sguardo ravvicinato,
senza tempo, portando alla
luce elementi apparentemente distanti
e non percepibili con i nostri sensi
allo stato normale. L’opera diventa
un dispositivo mutevole e cangiante
che serve per attuare ribaltamenti tra
soggetto e cornice, centro e margine,
e dare avvio a una moltitudine di immagini
fluide differenti e soggettive.
Insegna all’Accademia di belle arti di
Firenze e viaggia per residenze artistiche,
tra cui alla Fondazione Bilbao Arte
(SP), in collaborazione con la Fondazione
Bevilacqua La Masa di Venezia.
Vince il grant alla ricerca di Italian
Council (2023) e partecipa a Una
Boccata d’arte 2024, un progetto di
Fondazione Elpis e Galleria Continua.
Ha esposto in mostre personali e
collettive come That’s IT!, MAMbo –
Museo d’Arte Moderna, Bologna; Eyes
on Tomorrow, Istituto Italiano di Cultura
di Stoccolma; Caterina Morigi.
Honesty of matter, Villa Della Regina
- Polo Museale del Piemonte e Mucho
Mas! Artist-run Space, Torino; TREDICI Sguardi sui Musei di Lombardia
Palazzo Reale, Milano; Possibile
– Giovane Fotografia Italiana, Fotografia
Europea, Reggio Emilia; Pedagogia
dello Sguardo, MAR - Museo d’Arte
della Città di Ravenna; e presso: Fondazione
Archivio Casa Morra, Napoli;
Art Rotterdam, Video Sound Art Festival,
Milano e in altre città italiane
ed europee.
1976, Ostra Vetere
Si è diplomato all’Accademia di Belle
Arti di Bologna nel 2003. La sua pratica
esplora la stretta relazione, e i
conseguenti paradossi, tra contesti
architettonici e ambientali con realtà
sociali, contesti storici ed eventi attuali.
Come pratica interdisciplinare, il lavoro
di Nacciarriti si traduce in installazioni
site-specific, azioni improvvisate e reattive,
performance, sculture, disegni
e fotografie.
Ha esposto presso istituzioni pubbliche
e private e numerose gallerie.
Tra le mostre personali recenti: 00 00
00 00 00 [Essex Retail Street Market],
Old Building of Essex Street Retail
Market, New York; Crystallize #003
[Edaphic Shape], Palazzo Ducale,
Urbino, (2019); NATURA MORTA
- dimensions variable #0004, Raw
Zone ArtVerona, Verona, (2017); You
Might Get Breathless ISCP, New
York;NATURA MORTA – dimensions
variable, Kunsthalle Eurocenter, Lana,
(2015); And The Ship Sails On, Centro
Arti Visive, Fondazione Pescheria,
Pesaro, (2013), No One Knew What
Anyone Else Was Doing…, CAB, Grenoble,
(2011); Less Than Air Showroom
Elica, in occasion of 49° edition
Salone Internazionale del Mobile,
Milano; Crystallize, Franco Soffiantino
Gallery, Torino, (2010).
Tra le mostre collettive recenti:
BienNolo, Milano, (2021); Andrea
Nacciarriti / Andrea Galvani - EX3
Fondazione Golinelli, Bologna, (2019);
Back To The Land, Studio La Città Gallery,
Verona, (2016); Sextant Nurtureart,
New York, (2015); NEON (who’s
afraid of red, yellow and blue?), La
Maison Rouge, Parigi, (2012); Sculpture
Park Reagent’s Park, Londra,
(2009); UNTITLED (seventeen young
artists), Ex Faema, Milano, (2005).
1984, Varese
Vera Portatadino è un’artista di base a
Milano. Ha studiato Arti Visive presso
la NABA di Milano e ha conseguito un
Postgraduate Diploma e un Master in
Fine Art presso il College of Art and
Design di Londra.
Ha vinto il Premio Treviglio nel 2018 e
ha partecipato a diverse residenze artistiche,
in Italia e all’estero. Il suo lavoro
fa parte di collezioni private e pubbliche
come la collezione permanente
del Mart - Museo d’arte moderna e
contemporanea di Trento e Rovereto
e la collezione del museo “Ernesto e
Teresa della Torre” di Treviglio.
Tra le mostre recenti: Pittura Italiana,
Triennale di Milano (2023); Se il
paesaggio è simbolico, Boccanera
Gallery, Milano (2023); Something
Filled Up My Heart with Nothing, Otto
Gallery, Bologna (2022); PUPILLE, Ci
fioriscono gli occhi se ci guardiamo,
Casa Masaccio, San Giovanni Valdarno
(2022); Botticelli. His Time. And Our
Time, Mart, Rovereto (2021); Tetraedo,
Otto Gallery, Bologna (2021); Picture
Palace, Transition Gallery, Londra
(2020); Anima Alzati Apriti, Premio Treviglio
(2019); Forme Uniche nella Continuità
dello Spazio, Galleria Rizzuto,
Palermo (2019); Premio Lissone 2018,
Museo MAC di Lissone (2018); Supersymmetry,
Strizzi, Cologne (2018).
Nel 2014 fonda Yellow (www.yellowyellow.org) progetto di ricerca
indipendente e artist-run space finalizzato
allo studio e all’esposizione
della pittura italiana e internazionale
emergente.
Con Yellow ha coinvolto una settantina
di artisti e una dozzina di curatori,
generando circa trenta mostre e tre
pubblicazioni e instaurando relazioni
con altre realtà indipendenti e no profit
internazionali.
1950, Berna
George Steinmann è un artista visivo
e musicista.
Ha studiato pittura alla Hochschule für
Gestaltung di Basilea e pittura, storia
afroamericana (con Angela Davis) e
storia dei nativi americani (con Carol
Lee Sanchez) al San Francisco Art Institute.
La sua pratica artistica è orientata
alla ricerca e prevede un lavoro
sul campo in cui indaga i cambiamenti
climatici, la biodiversità e le ecologie
delle foreste e dell’acqua. Un’attenzione
particolare è rivolta all’interconnessione
tra arte, scienza e conoscenza delle popolazioni
indigene.
Tra i progetti transdisciplinari e le
esposizioni multimediali in musei,
gallerie e spazi off dal 1979 si citano
quelle presso:
Art Museum Solothurn; Museum
Caspar Wolf, Muri, (2022); Run Run
Shaw Creative Media Centre, City
University of Hong-Kong; Kunsthaus
Interlaken, (2021); Parrish Art Museum
New York; Kunsthalle Appenzell,
2020; Riverside Art Museum, Beijing,
(2019); Museum De Domijnen, Sittard;
COP23 UN Climate Change Conference,
Bonn, (2017); Art Museum
Krefeld - Haus Esters, (2016); Taxispalais,
Innsbruck; COP21 UN
Climate Change Conference, Paris,
(2015); Art Museum, Thun, (2014);
Helmhaus, Zürich, (2007); Contemporary
Arts Centre, Cincinnati, (2002);
Art Gallery of Ontario, Toronto, (1997);
Museum of Contemporary Art, Helsinki,
(1996); Winnipeg Art Gallery,
Winnipeg, (1993); Pori Art Museum,
Tokyo, (1989).
Dal 1966 si esibisce anche come musicista
in concerti (tra cui quello realizzato
a Documenta 7 Kassel), festival
e tournée con la propria band e con
artisti afroamericani come Mike Henderson,
Kathy Webster, Margie Evans
e Johnny Copeland, il vincitore del
Grammy Award.
1994, Gothenburg
Peter Stridsberg si è laureato all’Accademia
di Belle Arti di Umeå nel 2019.
Con la sua pratica esplora ed espande
la terra di confine tra dimensione personale,
natura e fotografia di scena.
Riflette sui concetti di paesaggio e di
scenari naturali e come vengono vissuti
o interpretati nella nostra cultura
narrativa odierna. La tradizione del
racconto è profondamente radicata
nel nostro mondo culturale e l’artista
è da sempre affascinato dal suo ruolo
nella rappresentazione di motivi naturalistici
che vengono poi tramandati.
Peter ha esposto presso istituzioni
pubbliche e private e numerose gallerie.
Tra le mostre personali recenti: Forecast,
Klippan Art Gallery, Klippan;
Staying in front of new landspaces,
Kumla Art Gallery, Kumla, (2022);
The border between nature and the
scene, Reykjavik Museum of Photography,
Reykjavik; As I remember
our meeting on meadow, Rotundan Art
Gallery, (2020); Three scenes, Mimers
Konsthall, Kungälv; Plant where you
stand, Alva Hospital Gallery, Umeå;
My way home through the edge of
the sky, Gallery Gerlesborg, Bohuslän,
(2019); The space between you and
me, Gothenburg Art Association gallery
and Teatergallery, Kalmar, (2018).
Tra le mostre collettive recenti: Gaze,
Umea Art Gallery, Umeå, (2022); La
Lumiére du nord, Bendana-Pinel Art
Contemporain, Paris, (2021), Meanwhile,
Bildmuseet, Umea, (2018);
Dageu Photo Biennale, South Korea,
(2016).