The Mountain Touch


Paola Anziché

1975, Milano


L’artista si è laureata all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano e alla Städelschule, Staatliche Hochschule für Bildende Künste, Meisterschülerin a Francoforte. Crea sculture morbide e tattili grazie a un’ampia ricerca sulle tecniche artigianali tradizionali e alla sperimentazione sui materiali. La sua pratica si concentra sui materiali naturali e definisce il suo lavoro con l’espressione “vedere con le mani”, riflettendo il suo modo di entrare in contatto con diversi tessuti e di trasformarli in sculture uniche. La ricerca di Anziché è strettamente legata alle residenze realizzate a diretto contatto con luoghi e comunità.

Tra le più recenti si citano quelle presso: Loro Piana Artist-in-Residence at Tashkeel, Dubai, (2022); New Roots Foundation, Antigua, (2021); Temporars at Muzeum Susch, Susch,(2019); Kiosko Galería, Santa Cruz de la Sierra, Bolivia, (2017); HIAP Residency Program, Helsinki, (2015); SYB Artist Residency, Beetsterzwaag; Capacete, Artist Residency, Rio de Janeiro, San Paolo; Pact Zollverein Zentrum, Essen, (2012); Centre international d’accueil et d’échanges des Récollets, Dena Foundation, Parigi, France, (2008).

Tra le mostre personali recenti: La terra suona, Quartz Studio, Torino, (2022); La pratica del Bianco, Palazzo Ferrero, Fatti ad Arte, Biella, (2021); Residencias Open day, Galería Kiosko, Santa Cruz de la Sierra, Bolivia, (2017); The Fibers of Baku, a Portrait of the City, Kichik QalArt gallery, Yarat, Baku, (2015); Vitrine 270° — Paola Anziché, GAM, Torino, (2013); Greater Torino, Paola Anziché – Paolo Piscitelli, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino, (2010).

Tra le mostre collettive recenti: Oltre il giardino, l’abbecedario di Paolo Pejrone, Fondazione Cosso, Castello di Miradolo, Pinerolo, (2022); Living room, A space to live in a time of change, Art.ur, Cuneo, (2021); Sustainability Thinking, Museo Salvatore Ferragamo, Firenze, (2021); Entangled: Threads & Making, Turner Contemporary, Margate; W. Women in Italian Design, XXI Esposizione Internazionale, La Triennale, Milano, (2016).

Ruben Brulat

1988, Laudun


Attraverso un dialogo con i luoghi selvaggi e il corpo, Ruben Brulat indaga la relazione con il nostro sé organico, utilizzando l’universo delle interazioni. Un dialogo per entrare in risonanza con i luoghi che si trovano camminando, nei quali l’artista cerca di raggiungere il punto di comunione tra umani e non umani.

Tra le mostre personali recenti: Commencements, Estart gallery, Pietrasanta, (2015); Paths, Theatre de National Toulouse / Galerie Pinxit, Tolosa, (2014); Sharing Paths, Espacio Valverde Gallery, Madrid; Sharing Paths, Urban Spree Gallery, Berlino, (2013); Immaculate and Primates, Confluence Gallery, Nantes, (2011); Immaculate and Primates, Schierke Space, Monaco; Immaculate and Primates, G3 Gallery, Amburgo; At the edge of Brink, Immaculate and Primates, Galerie Chambre avec vues, Parigi, (2010).

Tra le mostre collettive: Forces of Nature, Art Pavillon, Londra; This is not a curated exhibition, Galleria Ramo, Lugano, (2017); Commencements and various paintings, Saatchi Gallery, Londra, (2016); Paths, Ncontemporary, Londra; Commencements, Lamb Arts gallery, Londra, (2015); Paths, Galerie Le LAB, Parigi; Paths, Dakar Biennale, (2014); Paths, Ermanno Tedeschi Gallery, Tel-Aviv, (2014); Primates, Souvenir From earth TV (slideshow), Palais de Tokyo, Parigi; Primates, Librairie de la Galerie, Parigi; Primates, The LAB, Los Angeles, (2010).

Zheng Bo

1974, Pechino


Zheng Bo è un’artista ecoqueer di etnia Bai. Attraverso il disegno, la danza e il cinema, Zheng Bo coltiva relazioni intime con le piante. Queste relazioni sono estetiche, erotiche e politiche. Per lui, l’arte non nasce dalla creatività umana, ma da una vitalità più che umana.
Zheng Bo è cresciuto a Pechino e ora vive a Lantau Island, Hong Kong. Guidato dalla saggezza taoista, coltiva giardini di erbacce, slogan viventi, film ecoqueer e laboratori ecosocialisti. Questi progetti diversi, vivi e intrecciati, costituiscono un giardino in cui collabora con pensatori e attivisti umani e non umani. La sua pratica artistica ecologica contribuisce a un’emergente indigeneità planetaria. Zheng Bo ha studiato con Douglas Crimp e ha conseguito il dottorato di ricerca presso il Graduate Program in Visual & Cultural Studies dell’Università di Rochester. Ha insegnato alla China Academy of Art dal 2010 al 2013 e attualmente insegna alla School of Creative Media della City University di Hong Kong, dove dirige il Wanwu Practice Group.

Nel 2022 ha presentato il film di danza nella foresta intitolato Le Sacre du printemps (Tandvärkstallen) nell’ambito della 59+ Esposizione Internazionale d’Arte La Biennale di Venezia. Nel 2021 ha messo in scena Wanwu Council al Gropius Bau di Berlino e Life is hard. Perché la rendiamo così facile? alla Kadoorie Farm and Botanic Garden di Hong Kong. Ha partecipato alla Biennale di Sydney, (2022), alla Biennale di Liverpool, (2021), alla Triennale di Yokohama (2020), a Manifesta (2018), alla Biennale di Taipei, (2018) e alla Biennale di Shanghai, (2016).

Le sue opere sono presenti nelle collezioni di tutto il mondo, dalla Power Station of Art di Shanghai, all’Hong Kong Museum of Art, dal Singapore Art Museum all’Hammer Museum di Los Angeles, alla Tate Modern d Londra.

Alberto Di Fabio

1966, Avezzano


Il suo lavoro trae ispirazione dal cosmo e dagli elementi che compongono il mondo della natura. Tra arte, scienza e spiritualità, la sua pittura indaga reazioni chimiche, fusioni minerarie, atomi e il sistema neuronale in relazione con il mondo dell’astrofisica. Forme astratte e organiche che girano e vibrano sulle tele in colori brillanti e puri, creando contrasti e scale armoniche sorprendenti che coinvolgono lo spettatore in visioni cinetiche extrasensoriali.

Tra le mostre personali recenti: Illuminazione, StudioDFB, Roma, (2022); From wall to wall, Corte Aprile-Traversa, Muro Leccese, Lecce; Cosmic Dance. Cosmologia pittorica nella danza della vita, StudioDFB, Roma, (2021), Paesaggi di una materia invisibile, Luca Tommasi Arte Contemporanea, Milano, (2020); Tutundjian/Di Fabio, Fondazione Bullukian, Lione, (2019); Visto da qui_Alberto Di Fabio, Galleria Umberto Di Marino, Napoli, (2019); Alberto Di Fabio, Scuderie Ducali di Palazzo Acquaviva, Atri, (2018); Oltre ragionevole dubbio, Reale Accademia Di Spagna, Roma, (2017); Cosmic Gate, Palazzo dei Diamanti, Castello Sforzesco, Porta degli Angeli, Ferrara, (2016); CosmicaMente, Macro, Museo d’Arte Contemporanea di Roma, Roma, (2016); GeograficaMente, Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, Rovereto, (2015); Dialogues, Estorick Collection of modern italian art, London, (2013); Realtà Parallele, Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma, (2012); Alberto Di Fabio, Gagosian Gallery, Atene; Gardens of the Mind, Galleria Umberto Di Marino, Napoli, (2011); Alberto Di Fabio, Gagosian Gallery, New York, (2010).


Michael Fliri

1978, Silandro


Si è laureato all’Akademie der Künste München e all’Accademia di Belle Arti di Bologna nel 2004. Sottile e ricca di sfumature, l’arte di Michael Fliri si colloca alle soglie tra performance, scultura, fotografia e video. Nella sua pratica, che non può essere riassunta in un’unica voce, l’artista indaga concetti come metamorfosi, mutazione e travestimento: i protagonisti delle sue opere – spesso lo stesso Fliri – subiscono continuamente un processo di trasformazione. Le azioni di Fliri permettono di costruire una realtà sospesa, immagini dense e poetiche, enigmatiche e sognanti, rendono conto del flusso continuo e mutevole a cui tutto è inevitabilmente attratto, ma prima di tutto raggiungono ognuno di noi nel nostro personale desiderio di metamorfosi.

Tra le mostre personali recenti: Michael Fliri: Project room, Galerie Italienne, Parigi, (2022); La luz nunca ve una sombra, Istituto Italiano di Cultura, Madrid, (2021); Michael Fliri-AniManiMism, Galleria Raffaella Cortese, Milano; Michael Fliri. The light never sees a shadow, RLB Atelier Lienz, (2018); Replace me as the substitute, De Garage-Cultuurcentrum Mechelen; Come out and play with me (performance), Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, Prato, (2017); Becomings, Wendy Norris, San Francisco, (2016); Where do I end and the world begins, Zeppelin Museum, Friedrichshafen (2015); Meteorite in Giardino 7, Fondazione Merz, (2014).

Tra le mostre collettive recenti: The Circus We Are!, Belgian Gallery, Namur, (2022); VITA NOVA. Arte in Italia alla luce del nuovo millennio, 100 Artisti, 100 Opere, Villa d’Este, Tivoli, (2021); Unlearning categories, Museion, Bolzano; KOPFhoch, Kunst Meran/Merano Arte, Meran; The Clown Spirit, De Rossaert, Antwerp, (2020); No New Idols, Sculpture Quadrennial Riga, Riga Lettland, (2019); In Their Eyes..., Museum of Modern and Contemporary Art of Rijeka, Rijeka, (2017); The Raft, Mu. ZEE, Belgium Art Triennial Ostenda, (2017); Avatar und Atavismus, Kunsthalle Düsseldorf, Düsseldorf, (2017); Contour7 - Biennial of Moving Image, Mechelen, (2017) Il sosia - artists and private collections, Mart - Museo di arte moderna e contemporanea, Trento and Rovereto, (2015); Hors Pistes. Un autre mouvement des images. Centre Georges Pompidou, Parigi, (2012).

Christian Fogarolli

1983, Trento


La sua ricerca teorica e sul campo si snoda in contesti archivistici e museali, dai quali attinge ispirazione con il fine di valorizzare patrimoni poco conosciuti. La sua pratica si sviluppa all’incrocio tra arte visiva e discipline scientifiche e su come queste ultime si siano servite del mezzo artistico per progredire. Attraverso la ricerca storica e archivistica l’autore tenta di decostruire la condizione binaria che separa devianza e normalità, riflettendo sulle attribuzioni normative di malattia, emarginazione e categorizzazione nella società contemporanea. Le sue opere stimolano un pensiero critico sul rapporto tra mente e cervello ponendo questioni su come i processi funzionali di quest’ultimo interagiscano con quelli soggettivi della mente, e indagando come questi atti di pensiero si sviluppino in comportamenti ritenuti leciti o proibiti.

Le sue opere sono state esposte presso: CCCB Centre de Cultura Contemporània de Barcelona; Fundación Telefónica in Madrid; MAMbo, Museo d’Arte Moderna di Bologna, (2022); Benetton Foundation in Treviso, (2021); MAMM Multimedia Art Museum a Mosca; GAM Galleria di Arte Moderna di Torino; Fondazione Gschwandner Reaktor in Vienna; Löwenbraukunst Art Center e schwarzescafé Luma Westbau in Zurigo; STATE Experience Science in Berlino; MARe Museum of Contemporary Art in Bucarest; Musée d’histoire de la Médecine a Parigi, (2020); Musée de Grenoble, (2019); Museo Palazzo Fortuny di Venezia; MAXXI, Museo nazionale delle arti del XXI secolo, Roma; Les Rencontres de la Photographie, Arles, (2018); Galleria Civica Mart, Trento, (2014-18); Haus der Kulturen der Welt di Berlino; Gayté Lyrique di Parigi; Hunterian Museum di Glasgow, (2017); 5th Moscow International Biennale, (2016); de Appel arts centre of Amsterdam; Foundation Museum Miniscalchi Erizzo di Verona, (2015); La Maison Rouge di Parigi, (2014); Mart - Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Rovereto,(2013); dOCUMENTA (13), Kassel, (2012).

Lucas Foglia

1983, New York


Lucas Foglia è un fotografo americano che vive a San Francisco. Il suo lavoro si occupa principalmente di documentare le persone e il loro rapporto con la natura, per cui ha viaggiato molto realizzando fotografie di paesaggio e ritratti.

Tra le mostre personali recenti: Human Nature, Photoclimat Biennale, Place du Palais Royal, Parigi, (2021); Human Nature, Museum of Contemporary Photography, Chicago, Illinois; Human Nature, Headlands Center for the Arts, Sausalito, California; Frontcountry, The Nicolaysen Art Museum, Casper, Wyoming; Human Nature, Foam Fotografiemuseum Amsterdam, Amsterdam, (2018); Human Nature, Fredericks & Freiser Gallery, New York; Micamera, Milan; Michael Hoppen Contemporary, Londra, (2017); A Natural Order, Baumwollspinnerei, Hall 12, Leipzig; Jeonju International Photography Festival, Jeonju, South Korea, (2016); A Natural Order, Galerie Le Lieu, Lorient; Kyotographie 2015, Galerie du Jour Agnès B, Kyoto; Frontcountry, Kunstmuseum Magdeburg, Magdeburgo, (2015).

Tra le mostre collettive recenti: Shifting Perspectives, Milwaukee Art Museum, Milwaukee, Wisconsin; Prison Nation, Davis Museum, Wellesley College, Wellesley, Massachusetts; A New Society, Centre Canadien d’Architecture, Montreal, (2022); Devour the Land, Harvard Art Museums, Boston; Contemporary American Photography, Jordan National Gallery, Amman, Jordan; Object Lesson, Philadelphia Photo Arts Center, Philadelphia; Prix Pictet: Hope, Gallery of Photography, Dublin; Shanghai Centre of Photography, Shanghai, (2021); What Does Democracy Look Like?, Museum of Contemporary Photography, Chicago; On Earth, Foam Fotografiemuseum Amsterdam, Amsterdam, (2020).

Fernando García-Dory

1978, Madrid


Fernando García-Dory è un artista e agroecologo che vive e lavora tra Madrid e le montagne del nord della Spagna. Il suo lavoro si confronta con la relazione tra cultura e natura, che si manifesta in molteplici contesti, dal paesaggio e dal mondo rurale, ai desideri e alle aspettative in relazione all’identità, alla crisi, all’utopia e al cambiamento sociale. Interessato alla complessità armonica delle forme e dei processi biologici, il suo lavoro affronta le connessioni e la cooperazione, dai microrganismi ai sistemi sociali, dai linguaggi artistici tradizionali come il disegno ai progetti agroecologici collaborativi, alle azioni e alle cooperative.

Tra le mostre recenti: Roundtable: Reports from New Sweden, Tensta Museum, Stoccolma, (2013); Confessions of the Imperfect, Van Abbemuseum, Eindhoven, (2014); Gwangju Biennale, Gwangju, (2016); Designed in California, SF MoMA, San Francisco, (2018); SALTWATER: A Theory of Thought Forms, 14th Istanbul Biennial, Istanbul, (2015); Cosmopolis #2-RURALITÉ COSMOPOLITE, Centre Pompidou, Parigi, (2019) and Lumbung, documenta fifteen, Kassel, (2022).

È anche coordinatore della Confederazione dei Villaggi, una rete di scambio internazionale che collega cinque spazi artistici che lavorano con comunità rurali in tutta Europa.

Nona Inescu

1991, Bucarest


Nona Inescu ha completato i suoi studi presso l’Università Nazionale delle Arti di Bucarest (Dipartimento di Fotografia e Video) dopo aver studiato al Chelsea College of Art & Design di Londra (2009-2010) e alla Royal Academy of Fine Arts di Anversa (2010-2011). Basate su una prospettiva teorica e letteraria, le sue opere si concentrano sulla relazione tra il corpo umano e l’ambiente e sulla ridefinizione di questo soggetto in chiave post-umana. Le proprietà mediatrici del corpo sono rese in diversi modi, proiettando una traduzione del mondo guidata dagli affetti, segnalando la sua posizione di interfaccia tra il sé e la realtà. I concetti di tempo geologico e la nostra intensa interrelazione con l’ambiente circostante compongono un’estetica di un’unione contemporanea primordiale in una tecno-sfera organica e biologica.

Tra le mostre personali recenti: Relics. Quarries. Reliquaries, Peles Empire, Berlino, (2022); Waterlily Jaguar, SpazioA, Pistoia, (2021); Corporealle, Künstlerhaus Bremen, Brema; Acumen, Porcino, ChertLüdde, Berlino, (2019); An animal that was once thought to be a plant that transformed into stone, SpazioA, Pistoia, (2018).

Tra le mostre collettive recenti: Plant Kingdom, Budapest Gallery, Budapest; Aliens are temporary, Kunstraum Kreuzberg/Bethanien, Berlino, (2022); How to Be Together, Art Encounters Biennial 2021, Art Encounters Foundation, Timișoara; You Sit in a Garden, curated by Chris Andrews, Centre CLARK, Montréal; Critical Distance, Centre for Curators (CDCC) Toronto, (2021); Peles Empire, Berlino; Olev Subbi: Landscape From the End of Times, Tallinn Art Hall, Tallinn, (2020); The invisible inhale of an oceanic carbon breath, Etopia Centro de Arte y Tecnología, Zaragoza; Mutagenèse, Maison R&C, Marseille, (2019); Manufacturing Nature/Naturalizing The synthetic, Frac des Pays de la Loire, Carquefou; 10 Years of Love, SpazioA, Pistoia, (2018).

Zora Kreuzer

1986, Bonn


Zora Kreuzer è un’artista della luce con sede a Berlino.
Nella sua ricerca esplora lo spazio entrando in dialogo con la specificità dello spazio architettonico e della sua illuminazione. Interagendo con queste condizioni crea ampi interventi site-specific di luce e colore, alterando la percezione dello spazio e confondendo il confine tra arte e architettura.

Il suo lavoro è stato esposto in varie mostre personali e collettive a livello nazionale e internazionale, tra cui: Klocker Museum, Hall in Tirol; PEAC Museum, Freiburg; Kunsthalle Nürnberg; Rocket Gallery, Londra; Kunst Meran Merano Arte, Merano; Museum Gegenstandsfreier Kunst, Otterndorf; Fremantle Biennale; Museum de Lakenhal, Leiden; Perth Institute of Contemporary Arts e Museum für Konkrete Kunst Ingolstadt.
Kreuzer è stata insignita di vari premi e borse di studio, tra cui la Marianne- Defet-Painting-Scholarship (2024), lo Stiftung Kunstfonds (2023) e il Kalinowski Prize (2022).

Bianca Lee Vasquez

1983, West Miami


Bianca Lee Vasquez, di origini cubane ed ecuadoriane, vive e lavora a Parigi.
Il suo approccio multidisciplinare attraversa performance, fotografia, video, scultura e installazioni performative per rivelare interazioni contemplative tra il corpo umano e il mondo naturale. Vasquez si approccia alla fotografia in modo autodidattico, favorendo l’onestà e la qualità esplorativa di ogni immagine. Il suo processo è una serie di interpretazioni casuali che collegano l’armonia e il divino con il corpo e la terra. Il suo processo di lavoro è una sorta di pratica rituale che cerca di tessere reti tra la rilevanza di queste esperienze recuperate e la società moderna. Nel modo di concepire la composizione delle sue installazioni e dei suoi interventi, ristabilisce un legame visivo e sensoriale che rimanda al nostro istinto primordiale.

Le sue opere sono state esposte in molte sedi come: Palais de Tokyo, Parigi; Z42 Arte, Rio de Janeiro; Carré Latin Festival, Jardins du Palais Royal, Parigi; Instituto Valenciano de Arte Moderno, Valencia; Musée National Eugène-Delacroix, Parigi.

Marzia Migliora

1972, Alessandria


Marzia Migliora è un’artista di base a Torino. Nella sua ricerca crea opere che elevano le più semplici attività umane a momenti in grado di raccontare stralci di storia collettiva. Le tematiche ricorrenti nel suo lavoro sono la memoria come strumento di articolazione del presente e l’analisi dell’occupazione lavorativa come affermazione di partecipazione alla sfera sociale. In trent’anni di lavoro, l’artista ha inoltre raccontato le dinamiche umane che hanno condotto ai paradossi capitalisti della produzione industriale come fenomeno estrattivo e divisivo delle comunità. Negli anni più recenti le sue opere hanno accolto una prospettiva multispecie, inclusiva di prospettive animali e vegetali che contribuiscono a nuove e necessarie visioni in tempi di crisi climatica globale.

Tra le istituzioni che hanno esposto il lavoro di Marzia Migliora si ricordano: Tai Kwun Contemporary, Hong Kong; MAO, Museo d’arte Orientale, Torino; Radius Center for Contemporary Art and Ecology, Delft; Dhaka Art Summit, Dhaka; Museo delle Civiltà, Roma; Museo d’Arte Contemporanea del Castello di Rivoli, Rivoli, Torino; Fondazione Prada, Milano; Fondazione Merz, Torino; MART - Museo d’arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto; MA*GA, Museo arte Gallarate, Gallarate; Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia, Madrid; Padiglione Italia, 56a Esposizione Internazionale d’Arte, Venezia; Museo del Novecento, Milano; Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino; MAMbo, Museo d’Arte Moderna di Bologna, Bologna; FACT, Foundation for Art and Creative Technology, Liverpool; Ca’ Rezzonico, Venezia; Museo Maxxi, Museo nazionale delle arti del XXI secolo, Roma; OGR Officine Grandi Riparazioni, Torino; Carré d’Art, Nîmes; Serlachius Museum, Mänttä; Le MAGASIN Centre National d’Art Contemporain, Grenoble. L’artista è stata vincitrice di due Italian Council nel 2009 e nel 2023.

Caterina Morigi

1991, Ravenna


Ha studiato allo IUAV di Venezia e all’Université Paris 8 – Saint Denis.
Nella sua ricerca porta l’attenzione alla materia, ai suoi mutamenti vitali, territorio fisico e metaforico di unione e scambio. Per affrontare la sostanza delle cose si serve di uno sguardo ravvicinato, senza tempo, portando alla luce elementi apparentemente distanti e non percepibili con i nostri sensi allo stato normale. L’opera diventa un dispositivo mutevole e cangiante che serve per attuare ribaltamenti tra soggetto e cornice, centro e margine, e dare avvio a una moltitudine di immagini fluide differenti e soggettive.
Insegna all’Accademia di belle arti di Firenze e viaggia per residenze artistiche, tra cui alla Fondazione Bilbao Arte (SP), in collaborazione con la Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia.
Vince il grant alla ricerca di Italian Council (2023) e partecipa a Una Boccata d’arte 2024, un progetto di Fondazione Elpis e Galleria Continua.

Ha esposto in mostre personali e collettive come That’s IT!, MAMbo – Museo d’Arte Moderna, Bologna; Eyes on Tomorrow, Istituto Italiano di Cultura di Stoccolma; Caterina Morigi. Honesty of matter, Villa Della Regina - Polo Museale del Piemonte e Mucho Mas! Artist-run Space, Torino; TREDICI Sguardi sui Musei di Lombardia Palazzo Reale, Milano; Possibile – Giovane Fotografia Italiana, Fotografia Europea, Reggio Emilia; Pedagogia dello Sguardo, MAR - Museo d’Arte della Città di Ravenna; e presso: Fondazione Archivio Casa Morra, Napoli; Art Rotterdam, Video Sound Art Festival, Milano e in altre città italiane ed europee.

Andrea Nacciarriti

1976, Ostra Vetere


Si è diplomato all’Accademia di Belle Arti di Bologna nel 2003. La sua pratica esplora la stretta relazione, e i conseguenti paradossi, tra contesti architettonici e ambientali con realtà sociali, contesti storici ed eventi attuali. Come pratica interdisciplinare, il lavoro di Nacciarriti si traduce in installazioni site-specific, azioni improvvisate e reattive, performance, sculture, disegni e fotografie.
Ha esposto presso istituzioni pubbliche e private e numerose gallerie.
Tra le mostre personali recenti: 00 00 00 00 00 [Essex Retail Street Market], Old Building of Essex Street Retail Market, New York; Crystallize #003 [Edaphic Shape], Palazzo Ducale, Urbino, (2019); NATURA MORTA - dimensions variable #0004, Raw Zone ArtVerona, Verona, (2017); You Might Get Breathless ISCP, New York;NATURA MORTA – dimensions variable, Kunsthalle Eurocenter, Lana, (2015); And The Ship Sails On, Centro Arti Visive, Fondazione Pescheria, Pesaro, (2013), No One Knew What Anyone Else Was Doing…, CAB, Grenoble, (2011); Less Than Air Showroom Elica, in occasion of 49° edition Salone Internazionale del Mobile, Milano; Crystallize, Franco Soffiantino Gallery, Torino, (2010).

Tra le mostre collettive recenti: BienNolo, Milano, (2021); Andrea Nacciarriti / Andrea Galvani - EX3 Fondazione Golinelli, Bologna, (2019); Back To The Land, Studio La Città Gallery, Verona, (2016); Sextant Nurtureart, New York, (2015); NEON (who’s afraid of red, yellow and blue?), La Maison Rouge, Parigi, (2012); Sculpture Park Reagent’s Park, Londra, (2009); UNTITLED (seventeen young artists), Ex Faema, Milano, (2005).

Vera Portatadino

1984, Varese


Vera Portatadino è un’artista di base a Milano. Ha studiato Arti Visive presso la NABA di Milano e ha conseguito un Postgraduate Diploma e un Master in Fine Art presso il College of Art and Design di Londra.
Ha vinto il Premio Treviglio nel 2018 e ha partecipato a diverse residenze artistiche, in Italia e all’estero. Il suo lavoro fa parte di collezioni private e pubbliche come la collezione permanente del Mart - Museo d’arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto e la collezione del museo “Ernesto e Teresa della Torre” di Treviglio. Tra le mostre recenti: Pittura Italiana, Triennale di Milano (2023); Se il paesaggio è simbolico, Boccanera Gallery, Milano (2023); Something Filled Up My Heart with Nothing, Otto Gallery, Bologna (2022); PUPILLE, Ci fioriscono gli occhi se ci guardiamo, Casa Masaccio, San Giovanni Valdarno (2022); Botticelli. His Time. And Our Time, Mart, Rovereto (2021); Tetraedo, Otto Gallery, Bologna (2021); Picture Palace, Transition Gallery, Londra (2020); Anima Alzati Apriti, Premio Treviglio (2019); Forme Uniche nella Continuità dello Spazio, Galleria Rizzuto, Palermo (2019); Premio Lissone 2018, Museo MAC di Lissone (2018); Supersymmetry, Strizzi, Cologne (2018).

Nel 2014 fonda Yellow (www.yellowyellow.org) progetto di ricerca indipendente e artist-run space finalizzato allo studio e all’esposizione della pittura italiana e internazionale emergente.
Con Yellow ha coinvolto una settantina di artisti e una dozzina di curatori, generando circa trenta mostre e tre pubblicazioni e instaurando relazioni con altre realtà indipendenti e no profit internazionali.

George Steinmann

1950, Berna


George Steinmann è un artista visivo e musicista.
Ha studiato pittura alla Hochschule für Gestaltung di Basilea e pittura, storia afroamericana (con Angela Davis) e storia dei nativi americani (con Carol Lee Sanchez) al San Francisco Art Institute. La sua pratica artistica è orientata alla ricerca e prevede un lavoro sul campo in cui indaga i cambiamenti climatici, la biodiversità e le ecologie delle foreste e dell’acqua. Un’attenzione particolare è rivolta all’interconnessione tra arte, scienza e conoscenza delle popolazioni indigene.

Tra i progetti transdisciplinari e le esposizioni multimediali in musei, gallerie e spazi off dal 1979 si citano quelle presso: Art Museum Solothurn; Museum Caspar Wolf, Muri, (2022); Run Run Shaw Creative Media Centre, City University of Hong-Kong; Kunsthaus Interlaken, (2021); Parrish Art Museum New York; Kunsthalle Appenzell, 2020; Riverside Art Museum, Beijing, (2019); Museum De Domijnen, Sittard; COP23 UN Climate Change Conference, Bonn, (2017); Art Museum Krefeld - Haus Esters, (2016); Taxispalais, Innsbruck; COP21 UN Climate Change Conference, Paris, (2015); Art Museum, Thun, (2014); Helmhaus, Zürich, (2007); Contemporary Arts Centre, Cincinnati, (2002); Art Gallery of Ontario, Toronto, (1997); Museum of Contemporary Art, Helsinki, (1996); Winnipeg Art Gallery, Winnipeg, (1993); Pori Art Museum, Tokyo, (1989).

Dal 1966 si esibisce anche come musicista in concerti (tra cui quello realizzato a Documenta 7 Kassel), festival e tournée con la propria band e con artisti afroamericani come Mike Henderson, Kathy Webster, Margie Evans e Johnny Copeland, il vincitore del Grammy Award.

Peter Stridsberg

1994, Gothenburg


Peter Stridsberg si è laureato all’Accademia di Belle Arti di Umeå nel 2019.
Con la sua pratica esplora ed espande la terra di confine tra dimensione personale, natura e fotografia di scena.
Riflette sui concetti di paesaggio e di scenari naturali e come vengono vissuti o interpretati nella nostra cultura narrativa odierna. La tradizione del racconto è profondamente radicata nel nostro mondo culturale e l’artista è da sempre affascinato dal suo ruolo nella rappresentazione di motivi naturalistici che vengono poi tramandati.
Peter ha esposto presso istituzioni pubbliche e private e numerose gallerie.

Tra le mostre personali recenti: Forecast, Klippan Art Gallery, Klippan; Staying in front of new landspaces, Kumla Art Gallery, Kumla, (2022); The border between nature and the scene, Reykjavik Museum of Photography, Reykjavik; As I remember our meeting on meadow, Rotundan Art Gallery, (2020); Three scenes, Mimers Konsthall, Kungälv; Plant where you stand, Alva Hospital Gallery, Umeå; My way home through the edge of the sky, Gallery Gerlesborg, Bohuslän, (2019); The space between you and me, Gothenburg Art Association gallery and Teatergallery, Kalmar, (2018).

Tra le mostre collettive recenti: Gaze, Umea Art Gallery, Umeå, (2022); La Lumiére du nord, Bendana-Pinel Art Contemporain, Paris, (2021), Meanwhile, Bildmuseet, Umea, (2018); Dageu Photo Biennale, South Korea, (2016).